Seminario sul Piano Regolatore di Agrigento

"Quale Sviluppo per la città di Agrigento?"

Grand Hotel Mosè - 10 novembre 2001

 

Signori Presidenti degli Ordini Professionali, Signori Professionisti, gentili ospiti, cari Colleghi,

a nome del Collegio dei Geometri che rappresento, porgo il mio saluto a tutti e manifesto il mio compiacimento per l’importante iniziativa intrapresa dal Comitato Unitario delle Professioni Tecniche che fornisce l’occasione per un momento di incontro, di confronto, di dibattito e ci consente di affrontare un tema di grande rilevanza per la città di Agrigento.

Questa città è stata dichiarata "patrimonio dell’umanità" in quanto ricchissima di testimonianze dell’antica civiltà greca, che sembrerebbe abbia eretto più monumenti in questa nostra terra di Sicilia che non nella sua terra originaria. Pare che, sia il verificarsi di sconvolgenti fenomeni tellurici, sia eventi bellici devastanti, ci abbiano privati di ammirare i monumenti che gli insuperabili architetti greci hanno edificato nella loro terra. Sta di fatto che Agrigento risulta unico centro di attrazione culturale nel mondo, proprio per la sua "unicità".

Pianificare il suo territorio, quindi, è un atto talmente importante che non può essere imposto alla comunità - cui il territorio appartiene - dall’alto di una presunta cattedratica competenza e senza coinvolgere gli operatori del settore che, per il loro capillare inserimento nel tessuto sociale ed economico, possono dare un contributo determinante allorquando ci si adopera veramente in una seria politica di programmazione, per fissare le regole fondamentali per la gestione e lo sviluppo del territorio.

Ne consegue che le scelte "politiche" che preludono un "progetto di gestione del territorio" determinano irreversibilmente il "destino" del territorio stesso e si tramutano, inevitabilmente, in un vantaggio o svantaggio immediato per il singolo ma, a lungo termine, per l’intera collettività.

Per tutto questo gli Ordini delle professioni tecniche hanno voluto questo seminario per trattare insieme con i loro iscritti e con tutti coloro che sono sensibili ai problemi della gestione del territorio, questo tema di grandissimo rilievo che riguarda la città di Agrigento.

Cominciamo col dire che quando parliamo di "pianificazione del territorio" intendiamo modificarlo coscienti dell’ambiente che ci circonda e forti della consapevolezza che il territorio su cui viviamo è un bene a termine, che va gestito, ma non sprecato. Per consentire tutto questo ci siamo inventati uno strumento che abbiamo chiamato "Piano Regolatore Generale".

Ma se è vero che il Piano Regolatore è uno strumento forte e di grande contenuto politico e il suo compito è quello di prevedere le caratteristiche di sviluppo della popolazione e dell'economia sul territorio comunale e, in base a questi, tracciare le linee per la realizzazione delle opere pubbliche (a servizio dell'intera società) e per gli interventi dei privati (a servizio esclusivo del cittadino) ci si chiede sulla base di quali valutazioni vengono proposte scelte che si presentano palesemente contradditorie con l’interesse della collettività, oltre che in contrasto con gli standards urbanistici.

 

Forti perplessità, infatti, sorgono su alcune scelte che appaiono quanto meno "irragionevoli".

Una di queste è l’indiscriminato aumento di cubatura previsto nella frazione di San Leone che, riteniamo, non sia stato sufficientemente ponderato.

Sembra, infatti, che il P.R.G. non abbia tenuto conto del fatto che San Leone, che attualmente è in gran parte caratterizzata dalla presenza di villette di residenza estiva ad un piano fuori terra, soffre già di un notevole carico urbanistico che sarebbe ulteriormente incrementato dalla conseguente ed inevitabile trasformazione delle villette in palazzine dì due piani. Ciò imporrebbe una revisione ed un nuovo dimensionamento delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria a servizio della frazione balneare; opere già sottodimensionate anche per l'attuale carico urbanistico e che pertanto, a maggior ragione, non sarebbero in grado di sopportare un incremento degli indici della cubatura assentita, da mc/mq. 0,5 a mc/mq. 0,8; verrebbe di chiedersi se, in tal senso, sia stato verificato il rispetto degli standard urbanistici.

La zona di San Leone, sviluppatasi da un piccolo villaggio di pescatori, ha oggi la chiara e inequivocabile vocazione residenziale estiva e conserva ormai solo pochi esempi di edilizia stagionale di qualità [anche se più o meno costretti da anguste e serpeggianti viuzze] che in qualche modo restituiscono il senso della villeggiatura al mare. L'assetto urbanistico della cittadina è da tempo compromesso da carichi di traffico incompatibili con una struttura urbana squilibrata in esubero durante l'inverno e gravemente insufficiente in estate. Il previsto aumento di cubatura, a fronte della sostanzialmente identica dotazione di servizi, prefigura un ulteriore aumento di carico urbanistico che potrebbe raggiungere livelli insopportabili in termini di qualità della vita, già oggi fortemente compromessi nelle settimane centrali della stagione estiva.

Consentire un indiscriminato aumento delle altezze e delle cubature esistenti senza prevedere l’adeguamento delle opere di urbanizazione primaria provocherebbe un forte, ingiustificabile e non sopportabile impatto ambientale che guasterebbe in maniera irreversibile la zona turistico-residenziale per eccellenza.

Ci sembra inoltre che il Piano non abbia sufficientemente esplorato le possibilità del recupero dell'esistente attraverso una seria critica della qualità dell'edificato e della riorganizzazione, anche attraverso la sostituzione, degli episodi edilizi maggiormente fastidiosi e fuori scala.

Risulta inspiegabile, poi, il criterio secondo cui nella zona oltre il crinale della stessa San Leone siano stati lasciate grandi aree libere senza specificarne la destinazione (verde pubblico, verde attrezzato o altro a servizo e corredo della zona turistica).

Nalle prescrizioni esecutive, infatti, sono segnate le aree destinate alla zona residenziale turistica intervallate da ampie aree (non classificate).

 

Alla luce di queste considerazioni, ci viene da chiederci se queste scelte perseguano veramente quell'interesse pubblico proprio di uno strumento urbanistico o non costituiscano, piuttosto, la luce per attirare le falene e distogliere l'attenzione da altre pecche del Piano.

 

Altra scelta incomprensibile riguarda le emergenze Storico-Ambientali e le strutture turistico-ricettive.

Non volendo entrare nel merito della scelta di trasformare vecchi edifici pubblici in strutture ricettive, [cosa che appare enormemente costosa ai fini dell’adeguamento delle strutture alle norme dell’edilizia alberghiera, sulla sicurezza e sull’eliminazione delle barriere architettoniche] si ritiene che le fasce sociali che potrebbero fruire di dette strutture si restringerebbero a quelle più abbienti, perché è chiaro che il "Grand Hotel Catasto" non sarebbe un albergo economico o una locanda, ma un 5 stelle; e una struttura alberghiera di questo livello richiama una determinata fascia di turismo che non è certo molto ampia.

Sarebbe opportuno, quindi, agevolare anche il sorgere di piccole strutture ricettive più economiche, che valorizzerebbero e renderebbero più vivo il centro storico, sfruttando organismi edilizi abbandonati dall’agrigentino che si è trasferito a Fontanelle o a Monserrato etc.

In ogni caso le strutture alberghiere all’interno del centro storico, di qualunque livello esse siano, per poter funzionare ed essere appetibili al turista, richiedono necessariamente adeguate aree di parcheggio che non sembra siano state previste nel P.R.G.

 

Altre perplessità sorgono, inoltre, in merito alle strutture che sono previste lungo la fascia costiera, dove viene finalmente ubicato anche un villaggio turistico.

Ci chiediamo:

sono sufficientemente dimensionate?

consentono di rispondere alla demanda del turista di transito?

sono sufficienti per garantirgli il trascorrere una vacanza più lunga per offrirgli l’opportunità delle visite ai beni monumentali del centro storico, delle passeggiate nell’istituendo parco del valle, delle attività balneari di San Leone, sfruttando finalmente la naturale vocazione turistica per una veloce ripresa socio-economica della città?

Noi riteniamo che sulla fascia costiera le strutture alberghiere siano sottodimensionate in rapporto all’estensione del litorale ed alle attenzioni turistiche che lo stesso potrebbe suscitare, se supportato da idonei servizi ricettivi.

 

Termino con la speranza che dai lavori di oggi si possano trarre conclusioni non conclusive [scusate il bisticcio] ma - come recita la locandina-invito - propedeutiche al Convegno che sarà tenuto dopo le elezioni; perché ritengo che primi fra tutti - se non i soli - debbono essere gli agrigentini è i loro rappresentanti a decidere quale futuro vogliono progettare per la loro città e per il suo territorio, non trascurando che Agrigento appartiene anche a tutta l’Umanità.

 

Il territorio su cui viviamo è un bene che va gestito, ma non sprecato. Adoperiamoci a gestirlo bene a vantaggio dell’umanità in generale e della comunità agrigentina in particolare.

 

Il Presidente

Geometra Salvatore Graceffo